nella mente di un bambino

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mentre faccio queste meditazioni, il grammofono non cessa un istante di suonare. Stanno intorno con occhi incantati, maschere diaboliche guardano dentro la finestra…

Il testo che avete appena letto è uno dei tanti frammenti che ho estratto dai diari di Paul Klee (i Diari 1898-1918 raccolti e ordinati dal figlio Felix, ripercorrono le tappe più importanti della vita dell’artista) e che ho utilizzato come humus drammaturgico per la creazione di verso Klee.

verso Klee è dedicato all’infanzia e ha il bambino come spettatore d’elezione.

Il pensiero magico nella mente di un bambino è sviluppatissimo possiamo dire che la occupa totalmente. Nell’adulto esso esiste ancora ma si trova a convivere con il pensiero razionale. Il teatro di Tam lavora sulla soglia tra i due. Anche per questo non abbiamo mai pensato al teatro per l’infanzia come a un genere, piuttosto come a un orizzonte poetico. E abbiamo preteso che i nostri lavori per la scena potessero essere apprezzati da tutto il pubblico senza distinzioni (così come senza distinzioni di genere è il nostro teatro). Ogni singolo spettatore di fronte a una nostra opera è autore della propria visone. Vede, ascolta, si emoziona, capisce, si annoia, si diverte in relazione alla sua età, all’esperienza culturale, alla sensibilità. Compresa e non ultima, la disponibiltà a ricevere, interrogarsi, mutare la propria visione. Il nostro spettatore ideale è curioso, non è prevenuto, pronto a stupirsi, libero dalla necessità di voler capire tutto e subito disposto semmai al ripensamento.
Un bambino è così naturalmente, spontaneamente.
A un adulto si regala la possibilità di far rivivere la propria infanzia, a teatro.

In verso Klee, la prima mossa di avvicinamento è stata intercettare punti sensibili di contatto tra la poetica Klee e la poetica Tam. Propensione alla sperimentazione come luogo di sintesi tra il vedere e il sentire, attitudine compositiva antinarrativa, tratto ludico e sguardo infantile con cui guardare la vita anche quando non si è più bambini: questo il terreno d’incontro.

La mia scrittura per la scena ha guardato a Klee attraversando le sue poesie, i suoi scritti, la sua biografia. Mi sono soffermata sui titoli dei quadri.
Ho scoperto un potente dispositivo immaginifico in quella serie di burattini regalati da Paul al figlio Felix, a ogni suo compleanno, fino a comporre una raccolta di figure ora conservate al museo Klee di Berna.

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collezione burattini paul klee per felix klee

 

 

Una prima fase di studio mi ha portata a creare degli oggetti in forma di maschera.

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maschera_prima versione

 

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Solo successivamente, insieme al gruppo di lavoro, siamo giunti alla formula definitiva che consiste nella costruzione di due grandi teste da indossare copia di due delle marionette presenti nella collezione: l’autoritratto e il clown dalle grandi orecchie.

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maschera_prima versione (dettaglio)

I due performer in scena indossano le maschere creando un corpo ibrido particolarmente adatto a immergere lo spettatore in un mondo tra reale e fantastico, in quella terra di mezzo in cui l’arte di Klee si aggira.

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Il clown dalle grandi orecchie pare ormai accertato essere una caricatura di Oscar Schlemmer. Paul e Oscar insegnano entrambi al Bauhaus e sono di temperamento molto diverso uno dall’altro. Sembra che Klee si divertisse a creare marionette ispirandosi a persone che frequentava o che comunque conosceva.

 

In scena i due performer lavorano anche su questi tratti biografici esibendo caratteristiche diverse come andatura, gesticolazione, timbro vocale per esprimere tratti poetici in Paul e tratti maggiormente esuberanti in Oscar.

per sito
©claudia fabris

 

 

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