In quel tempo mio padre fotografa qualcuno che a sua volta lo fotografa; un gioco che si usava fare, un divertimento; infatti lui sorride e l’istantanea ha il potere di fermare quell’attimo; a distanza di tempo io ri fotografo mio padre inserito in questo nuovo lavoro; il tempo è memoria presente.
Nell’intreccio di materie di un lavoro precedente che credevo concluso e che ho intitolato distrarre è anche portare altrove, ho adagiato la foto, l’ho composta, l’ho ancorata come materia tra le altre: la carta con le definizioni dal vecchio panlessico, il gesso, la stoffa di un vecchio asciugamano da corredo appartenuto a mia madre con la sua iniziale R, le parole che ho scritto ai bordi in alto e in basso e dentro, infine le tracce di colore rosso.
Il lavoro distrarre è anche portare altrove è documentato qui nella sua prima stesura
http://www.pierangelaallegro.it/distrarre-anche-portare-altrove
Con l’aggiunta dell’istantanea mantiene il titolo originario anche se ha assunto una nuova forma. Testimonia del movimento e dei cambiamenti dati da quel qualcosa che non so spiegare e che se accade ti porta altrove. In questo caso al 1951. Quando io non ero ancora.