un segno nel tempo dedicato a Alexander Langer

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E’ ormai scontato, lo sconfinamento è qualcosa con cui dobbiamo imparare a convivere. Che ci piaccia o meno. All’inizio è stata l’arte come sconfinamento dei generi, a cui è seguito il corpo come sconfinamento di genere infine le culture e le genti come sconfinamento generale.

I confini muoiono e risorgono, si spostano, si cancellano e riappaiono inaspettati. Segnano l’esperienza, il linguaggio, lo spazio dell’abitare, il corpo con la sua salute e le sue malattie, la psiche con le sue scissioni e i suoi riassestamenti, la politica con la sua spesso assurda cartografia, l’io con la pluralità dei suoi frammenti e le loro faticose ricomposizioni, la società con le sue divisioni, l’economia con le sue invasioni e le sue ritirate, il pensiero con le sue mappe dell’ordine.

C. Magris, Come i pesci il mare…, in Aa. Vv., Frontiere, supplemento a “Nuovi Argomenti”, 1991, n. 38, p. 12

Al tema del superamento dei confini è dedicato #SCONFINI Il Dolomites UNESCO LabFest a cui Michele Sambin e io siamo stati invitati a partecipare. www.dolomitesunescolabfest.it

Portiamo un lavoro inedito a cui abbiamo dato un titolo da noi già praticato Segni nel tempo. E’ un lavoro che dedichiamo a Alexander Langer saltatore di muri, costruttore di ponti a 20 anni dalla morte. Un altro segno nel tempo tra arte e vita.

 

… è molto importante che qualcuno si dedichi all’esplorazione e al superamento dei confini, attività che magari in situazioni di conflitto somiglierà al contrabbando, ma è decisiva per ammorbidire le rigidità, relativizzare le frontiere, favorire l’integrazione.

Alexander Langer, Tentativo di decalogo per la convivenza interetnica

In un ideale spazio della memoria attiva ripercorriamo sulla scena alcuni snodi fondamentali del nostro trasversale percorso nelle arti iniziato nel 1980 e non ancora concluso.

Voci e suoni si intrecciano a video proiezioni e pittura di luce, in una dimensione live che spazia tra l’estremo rigore della partitura e la vitalità dell’improvvisazione, mettendo in scena lo sconfinamento delle arti.

La figura che idealmente tiene uniti i diversi segni nel tempo è Alexander Langer. Conosciuto nel 1994 grazie all’esperienza di teatrocarcere, è stato e continua a essere un punto di riferimento esemplare.

Oggi, in questo nostro tempo ingarbugliato rileggere i suoi scritti, conoscere le sue azioni e ripercorrerne le tracce, potrebbe esserci d’aiuto nel tentativo di sciogliere i nodi che ci affliggono.

programma

La pena e l’oblio di Luigi Monteleone, 1989. Frammento.

Film a strisce di Michele Sambin, 1976

MeditAzioni di Allegro, Sambin,Verde. Video TeatroCarcere 1994. Frammento

Caro San Cristoforo di Alexander Langer, 1990. Frammento

Il riso è un segno di festa di Allegro, Sambin, Verde. Video TeatroCarcere, 1995. Frammento

La morte di Anton Webern di Gert Jonke, 2003. Frammento.

Natura selvatica di Sambin, Gemo, Bazzolo. Video TeatroCarcere, 1997. Frammento

Alexander Langer, un uomo in guerra con se stesso di Pino Corrias, 2004. Frammento.

Lettera all’Alvarotto di Ruzante, 1536. Frammento.

Stupor Mundi di Sambin, Rivi, Oikos, 2007, Video. Frammento

Scritto dentro di Fernando Marchiori, 2012. Frammento.

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