Kagel, un incontro divertente

azione in Repertoire di Mauricio Kagel

Con Michele Sambin una sera a Venezia, sarà stato il 1986, fuori dal teatro la Fenice abbiamo incontrato Mauricio Kagel. Dirigeva un suo concerto quella sera o forse il concerto era appena finito…fatto sta che abbiamo voluto parlargli per chiedere un consiglio a proposito dell’allestimento di una sua opera che avremmo voluto mettere in scena. Si trattava di Die Himmelssmechanik. E lui, dopo averci ascoltato si è inclinato verso di noi, omone gigantesco e ha mosso l’indice puntandolo come fosse un metronomo e ha detto: fate Atem, piuttosto. Fate Atem. Noi meccanicamente ci siamo inclinati un po’ all’indietro. Abbiamo sorriso e ringraziato. Siamo usciti.

In seguito altre opere hanno espresso l’urgenza di realizzarsi. E non se n’è fatto più niente né di Himmelssmechanik né di Atem. Ma quell’incontro continua ancora oggi a risuonare. La voce, la postura, l’empatia del grande maestro restano impresse. In quel caffè veneziano si era realizzata, tra lui e noi due, una micro opera di teatromusicale kageliano. Indimenticabile.lettera di Mauricio Kagel

Questa è una risposta scritta di Kagel a una mia lettera che gli segnalava il passaggio di Tam a Hannover. Portavamo la messa in scena di una sua opera lirica (così era depositata alla SIAE) dal titolo Repertoire. Basta dare un’occhiata alle immagini per rendersi conto di quale meravigliosa distanza ci fosse tra un’opera lirica convenzionale e un’opera di Kagel.

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Pierangela Allegro in Repertoire di Mauricio Kagel
Pierangela Allegro_Repertoire

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Marinella Juvarra_Repertoire

 

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Non gli abbiamo mai mandato il video che gentilmente ci chiede nella lettera perché non abbiamo mai ripreso in video Repertoire. Oggi questo fatto dispiace, ma tant’è…ci dobbiamo accontentare di alcune fotografie. In un baule però, conserviamo ancora gli oggetti.

La messa in scena curata da Michele Sambin era estremamente pulita. La scenografia essenziale composta da una struttura autoportante in ferro e da cinque pannelli in stoffa bianca. I costumi degli interpreti sono camicia bianca e pantaloni neri sia per i tre uomini che per le due donne. Luci poco teatrali ma molto funzionali tipo spot, posizionati sui pannelli con pinze o forme di avvitamento. Gli interpreti gestivano anche il mixer luci in un’ottica di assoluta autarchia. Pressato nero a terra.

Repertoire richiede un notevole virtuosismo. Tempi serratissimi. Precisione in tutto. Le azioni hanno spesso un lato ironico, ma anche fuori scena  la nostra concentrazione era massima in quanto l’opera chiede estremo rigore esecutivo pena la banalizzazione. Affinché il pubblico potesse sorridere di ciò che vedeva in scena noi non si doveva indugiare in compiacimenti.

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Pierangela Allegro_Repertoire

 

 

A proposito di SIAE. Altro piccolo aneddoto. La prima di Repertoire  la eseguiamo a Padova invitati dal Centro d’Arte dell’Università. Quando arrivano i diritti da pagare è la vertigine. Una cifra per noi pazzesca. Decidiamo di rivolgerci alla casa editrice. Andiamo a Milano e parliamo con il dott. Semprini di Casa Ricordi che cura per l’Italia le edizioni Universal presso cui è depositato Repertoire. Anche quello è un incontro da ricordare  innanzitutto perché riusciamo a convincere Semprini della nostra buona fede e a fissare una cifra minima per ogni nostra rappresentazione dell’opera passata e futura. E poi perché ci ha ascoltato, senza fretta, e aveva modi estremamente eleganti. Un signore d’altri tempi. Ma in fondo erano altri tempi.

Per chiudere con Repertoire (almeno per ora, ma ci tornerò sicuramente trascinata da altri argomenti affini) copio e incollo uno scritto di fine anni 80 in cui cerco di mettere a fuoco quali fossero i nostri maestri. E  il perché di tanta ostinazione  a intrecciare musica e teatro per fondare un’arte scenica che proseguisse il cammino tracciato dalle avanguardie storiche a cui ci sentivamo (e ancora ci sentiamo) legati.

La poetica del gesto nella musica risalente agli anni ’60 nasce dalle trasformazioni del linguaggio musicale ad opera delle avanguardie storiche. Essa stabilisce come la funzione del gesto dell’esecutore non si esaurisca nell’esito sonoro che lo accompagna ma, al contrario, come sia la musica stessa a generare il gesto capace di fare spettacolo. In modo naturale la musica gestuale tende al teatro, cioè verso una situazione in cui l’agire sullo strumento musicale si configura come elemento significante e il musicista esecutore si trasforma in personaggio. Nella musica viene così introdotto un contenuto extramusicale e le opere di alcuni compositori di questo periodo si collocano in un preciso disegno che porta la musica a “superare” se stessa e ad inserirsi in un universo più vasto, integrando l’evento sonoro nell’azione scenica. La ricerca di Tam Teatromusica fa tesoro della lezione di musicisti come Cage, Stockhausen e soprattutto Kagel, lezione appresa e trasformata. Infatti, mutata l’epoca storica sono venuti a cadere gli atteggiamenti più critici e provocatori trasformati in un teatro sperimentale che cerca di rendere visibile uno sviluppo di eventi la cui concezione deriva dal linguaggio musicale. E infatti non si tratta neppure più della musica che genera il gesto, ma dell’azione visiva e sonora che si fondono sia come pattern finale che come intervento compositivo a monte. La ricerca musicale legandosi al teatro si spinge oltre il sonoro. Integrare il gesto e l’immagine in una metodologia compositiva che ha origine dalle strutture musicali ci porta a parlare di musicalità intendendo con essa la volontà di usare gli stessi criteri compositivi sia per il suono che per i movimenti e i gesti nello spazio scenico tendendo a una sintesi di forma e contenuto in cui il suono e il gesto interagiscono all’interno di un unico interprete. Il linguaggio musicale è inteso sia come ricerca di nuove sonorità che come particolare utilizzo dello strumento musicale classico, sia infine come struttura in grado di definire una nuova possibile drammaturgia teatrale.

Come ho già detto non esiste purtroppo una ripresa video del nostro Repertoire e recentemente mi è stata segnalata questa versione: qui l’esecuzione è sicuramente più teatralizzata là dove nel nostro caso l’assolutezza stava nel gesto sonoro inserito nella pulizia del bianco/nero e del minimalismo scenografico.
La regia è dello stesso Kagel che compare anche tra gli interpreti. Molto divertente!

firma_pierangela_allegro