un luogo dove l’arte si mimetizza e si trasforma

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9 febbraio 2015.
(Questo articolo nasce nel 2015 ma è soggetto a integrazioni non appena se ne presenti l’occasione. Tratta infatti di opere che per loro natura subiscono trasformazioni ad opera del tempo. Mia tensione è registrare queste trasformazioni).
Le sculture che creo hanno bisogno di un supporto. Non una base ma una superficie di fondo. In questo senso sono simili alla pittura.

Si tratta sempre di assemblare, accostare, mettere in relazione o in dialogo le materie. Materie che trovo e raccolgo. Il mio esercizio, il mio intervento sta nel ricomporle e nel dare loro nuova vita.

Queste sculture non esistono se non in relazione con l’ambiente che le ospita, con lo spazio che le circonda.
Individuo uno spazio che possa accogliere e trasformarsi senza che il mio intervento lo snaturi. Parallelamente individuo i materiali con cui comporre la scultura. La relazione che nasce tra spazio e scultura è l’opera. Mi piace passare accanto all’opera, vederla all’opera. Il più delle volte non ho necessità di nominarla.

 

 

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legni/2012 (dettaglio)

trasformazione gennaio 2013

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trasformazione maggio 2015

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legni_farsi coraggio/2012

Con lo stesso metodo ho costruito, in un altro spazio anche se all’interno dello stesso luogo, la scultura che nomino farsi coraggio. Ho trovato due legni che per la loro differenza, una volta accostati mi hanno ricordato forze contrapposte che avvicinate divengono complementari. In questo caso il nome è parte irrinunciabile dell’opera.

Questa che si vede sotto non è una mia opera. Io l’ho solo fotografata. Eppure a ben guardare, insiste su principi analoghi: accostamento di materiali diversi  appartenenti a una stessa famiglia, necessità di un supporto-cornice-sfondo, il volume esposto nella bidimensionalità.
Si tratta di un’opera di autore ignoto, vista in una calle veneziana.

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Mentre il luogo dove l’arte si mimetizza è in Puglia. Un ex ovile in un oliveto vicino a Cannole.

Fra tutti gli oggetti i più cari sono per me quelli usati. Storti agli orli e ammaccati, i recipienti di rame, i coltelli e le forchette che hanno di legno i manici, lucidi per tante mani; simili forme mi paiono di tutte le più nobili. Come le lastre di pietra intorno a case antiche, da tanti passi lise, levigate, e fra cui crescono erbe, questi sono oggetti felici. Penetrati nell’uso di molti, spesso mutati, migliorano forma, si fanno preziosi perché tante volte apprezzati. Persino i frammenti delle sculture, con quelle loro mani mozze, li amo. Anche quelle vissero per me … Le costruzioni  quasi in rovina hanno ancora l’aspetto di progetti incompiuti … Tutto questo mi fa felice. (B.B. 1932).

A seguire, qui sotto,  altri lavori sulla trasformazione a opera del tempo.

qui un'altra scultura creata con legni preesistenti e recuperati assemblata con gli stessi chiodi che ho trovato nel legno e con l'aggiunta del cordino rosso. Il cordino è molto debole e finirà per lacerarsi perché sottoposto agli eventi atmosferici. La scultura si trova all'aperto in un'area del giardino chiamata agnelli. Un recinto dove venivano tenuti i giovani animali.

legni_epigrafe/2014. Dettagli della scultura

Scultura intera. Epigrafe (dal greco antico ἐπιγραφή, epigraphè, "scritto sopra") è un testo esposto pubblicamente su un supporto di materiale non deperibile

legni_epigrafe 2015 la scultura si trasforma ad opera del tempo

la scultura continua nella sua trasformazione ad opera del tempo

firma_pierangela_allegro