perché il presente non basta

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Si comincia col preparare il fondo.
Poi si sceglie un’istantanea e la si posa sul fondo. Spesso a destra a volte a sinistra mai in centro.
Si procede con la composizione dei materiali consueti; fili gesso carta. Linee linee linee. Nessuno colore altro che nero bianco rosso.
L’istantanea trova, a un certo punto, la sua collocazione. A volte scompare segnalando un’assenza.
Le linee possono diventare frecce o esplodere in macchia. La macchia non è mai disturbo, è aiuto all’invenzione.
Le frecce, quando ci sono, indicano diverse direzioni. Tutte possibili. Nessuna preferibile.
Il pennino con l’inchiostro traccia segni in forma di parola.
Per ogni lavoro occorre cercare la giusta parola; si trova per assonanza ma spesso anche salta fuori casualmente. Stupisce questo irrompere della parola non premeditata all’interno della composizione. Tra linee_ materia_ istantanea a un certo punto arriva la parola per contribuire al farsi del discorso.
Ciò che chiamiamo caso o casualità non è forse altro che sedimento inconsapevole a noi stessi.
Il lavoro sulla tavola lo tira fuori, lo porta in superficie.
Infine ecco l’omino ad abitare il tutto. Presenza presente si fa strada come un equilibrista tra le pieghe del passato. Cerca la sua linea di fuga e, leggerissimamente, abita l’opera.

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firma_pierangela_allegro