per Giac, perdutamente

Schermata 2020-06-01 alle 17.21.01

Emergono ricordi, a strappi.

Giacomo che con la sua telecamera ha danzato e cantato con me, Perdutamente. Era il 1991.
Sia Giac che noi, io e Michele (Sambin) avevamo idea di creare un promo video per vendere questo spettacolo. Ne è venuto fuori qualcosa di troppo ardito perché riuscisse nell’intento. In questo siamo stati fratelli. Simili nell’utopia. Bene così.

Giacomo che mi ha inculcato un termine che da allora uso spesso: tradimento. Se una azione d’arte non lo contiene, essa scorre in modo troppo lineare e risulta prevedibile. Occorre introdurre una dissonanza, un errore, un dettaglio imprevisto, un tradimento appunto nella visone. Bene così.

Giacomo che mi ha suggerito una frase carica di riferimenti concettuali e emotivi: tutto quello che rimane. Questo è diventato il titolo di un nostro spettacolo con attori detenuti e anche il titolo di un mio libro sull’esperienza di teatro in carcere. Bene così.

Conversando con Giacomo lui spesso ci chiedeva (e si chiedeva) per chi facessimo arte. Per la critica? per il pubblico? per noi stessi? Lui pretendeva di parlare a una tribù (parola sua) di simili. Desiderava intercettarla o crearla ex novo. Capivo cosa volesse dire. Non è stato facile per me, a tratti mi è parso di farcela, ma il più delle volte mi sono persa. Lui probabilmente c’è riuscito meglio. Bene così.

Piccoli ricordi che lasciano in me segni duraturi. Io non dimentico.

Bene così.

pierangela allegro_maggio 2020

firma_pierangela_allegro