Anton Webern_un abbaglio

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La maggior parte della gente si fa un’idea completamente sbagliata della durata della propria vita. Nel pensare alla morte, tutti credono che nel momento estremo di un conquistato esserci stati tutto si raccorci andando loro incontro a una velocità pazzesca e invece proprio questa visione estrema delle cose è la più sbagliata di tutte le voci che corrono al riguardo. Ad alcuni, per arrivare ad essere morti bastano dieci minuti o anche solo dieci secondi altri ci impiegano anche dieci anni essi iniziano a morire già molto tempo prima della loro morte, rimangono sospesi, impigliati a un punto della loro vita, imprigionati in un batter d'occhi accecato. (Gert Jonke)

Il 15 settembre 1945, a guerra finita, il compositore Anton Webern viene ucciso con tre colpi di pistola da un cuoco dell’esercito americano, Raymond Norwood Bell. Per errore.

Questo evento tragico e paradossale offre a Gert Jonke l’occasione per una rievocazione lirica e appassionata dell’arte e della vita del musicista. Letto nella traduzione di Cristina Grazioli la morte di Anton Webern di Jonke subisce un’ulteriore traduzione da parte mia e diventa atto scenico.

un abbaglio (questo il titolo del play concert) disegna con mano leggera, ma con ferreo convincimento le relazioni che intercorrono tra vita e arte; individua l’esistenza di un legame tra frammenti diversi e tra questi e il caso, l’inciampo, che interrompe il naturale corso delle cose; suggerisce che i dettagli destinati a definire il tutto, sono materia compositiva oltreché biografica; è un urlo sottovoce di denuncia del momento buio che attraversa la cultura intesa come ricerca del nuovo e come arte che ha il suo senso nel tenere vive le coscienze, alimentare la spiritualità, in una parola far pensare.

(…) Oggi un sempre minor numero di persone si interessa all’arte. Ciò che accade oggi è sinonimo di  distruzione della vita spirituale. Che ne sarà della nostra lotta? E quando dico nostra intendo parlare di quel gruppo che non va in cerca di un successo esteriore. Ma finiamola con la politica! Con quale ritmo il pericolo va crescendo e la situazione mutando. Già da un paio d’anni s’è cominciato a vedere dei mutamenti nella produzione artistica – eppure l’arte ha le sue proprie leggi e non ha niente a che fare con la politica- ma si pensava che in qualche modo sarebbe stato possibile uscirne. Oggi non siamo lontani dal veder imprigionata una persona per il fatto di essere un artista vero. (Anton Webern marzo 1933)

Il flusso della memoria; la sovrapposizione tra piani temporali; il motivo della morte come punto in cui si confrontano il tempo soggettivo e quello collettivo, sono i temi trattati in un abbaglio.

pierangela allegro michele sambin -un abbaglio

Il testo di Jonke è utilizzato all’interno della partitura d’insieme come spunto per incroci drammaturgici tra visivo e sonoro.

allegro sambin-un abbaglio

Volendo ripercorrere le fasi che hanno portato alla scrittura per la scena, annotiamo che  la prima lettura del testo di Jonke ha generato un potente entusiasmo grazie alla scrittura vorticosa, alla concretezza di alcuni passaggi e alla surrealtà di altri;  poi il tema, la vicenda umana quel suo emergere attraverso la scrittura non come pretesto bensì come necessità, ci hanno spinto non solo a tentarne una messa in scena, ma ancor più a usare il testo come spunto per dare forma ad una personale filosofia della scena.

In scena due performer. Nessuna teatralizzazione, nessun personaggio. La vicenda evocata attraverso le parole scelte all’interno del testo; la spazializzazione dei corpi; i suoni prodotti da strumenti musicali (violoncello, sax contralto e sax tenore) e da elaborazioni elettroniche; le luci (a stelo spostabili ) pilotate dagli stessi performer.

allegro sambin - un abbaglio

La composizione si dà attraverso una serie di pezzi collegati tra loro da altrettanti raccordi.

I raccordi sono importanti quanto i pezzi. In essi lo spazio si modifica e gli oggetti e i corpi sperimentano  diverse collocazioni. La suggestione per questa continua costruzione e destrutturazione della scena nasce dal brano in cui Jonke descrive il trasloco dei mobili di casa Webern da Vienna a Praga e poi ancora a Vienna.

I raccordi non sono in ogni caso semplici giunture, ma un frammento della partitura d’insieme, perché presi dentro al nastro dell’intera composizione.

Ci sarà nello sviluppo complessivo un progressivo avvicinarsi al momento centrale in cui tutti i segni, fino ad allora disordinati nella partitura “sincopata”, si disporranno in un disegno più organico che lega la parola alla posizione del performer nello spazio (tracciato dalla digital painting che lascia segni luminosi sul suo volto che rimangono poi fissati sul fondale nero alle sue spalle) e al suono trattato del sax.

E’ qui che la vicenda viene a galla compiutamente e lo spettatore diviene partecipe del tragico errore che un abbaglio rievoca.
Fino a quel momento, le parole che accompagnano il viaggio verso lo svelamento, sono state solo indizi.

 

È come se questi indizi, queste tracce venissero lasciate lungo il cammino: la morte e la vita, il tempo, il compositore, il sipario, la vita sospesa-impigliata, i fischi del pubblico, i suoni che si facevano udibili per la prima volta, il sigaro, fumare in pace, tre colpi nel silenzio…lo spettatore ascolta, forse trattiene dei frammenti che possono portarlo in tante direzioni diverse, poi nel momento centrale per tutti la vicenda avrà un unico suono e gli indizi condurranno a un’unica conclusione.

pierangela allegro_michele sambin : un abbaglio

non ci sarà nessuna accusa nessun processo
è stata legittima difesa…
ci si può sentire minacciati
dall’improvviso arroventare di un sigaro…

Queste parole riportano la vicenda in una zona di sospensione del giudizio e di responsabile valutazione dei fatti da parte dei singoli spettatori e conducono all’ascolto del quartetto d’archi op. 20 di A. W.

L’ascolto è annunciato riportandone anche la durata: 1’ e 39”

E il tempo torna a essere segno drammaturgico.

firma_pierangela_allegro